Legge
elettorale incostituzionale = Parlamento abusivo
di
Roberto Lino
Finalmente
è sopraggiunta la sentenza della Corte Costituzionale che ha
dichiarato illegittima la legge elettorale che ha determinato gli
ultimi governi italiani, adesso c'è da chiarire la serie di problemi
costituzionali che ne derivano. Ma anche il tanto acclamato
Mattarellum è incostituzionale. La pronuncia della Corte
Costituzionale, infatti, è originata da un ricorso contro la legge
elettorale attuale, ma stabilisce dei principi generali che,
ovviamente, valgono anche per altre leggi che abbiano i medesimi
caratteri. Aspettando le motivazioni della sentenza, già da adesso
molti costituzionalisti ritengono chiaramente desumibili i principi
di riferimento: il rifiuto di un premio di maggioranza di entità
tale da stravolgere il principio di rappresentanza e l’impossibilità
per l’elettore di scegliere gli eletti. Rilievi che possono
benissimo essere fatti alla precedente legge elettorale che, anzi era
anche peggiore. Il sistema uninominale maggioritario stabilisce che
un partito vince il seggio in palio anche avendo un solo voto in più
di ciascun altro e, pertanto, se questo dovesse accadere in tutti i
collegi, un solo partito potrebbe aggiudicarsi la totalità dei
seggi, anche con una quota fortemente minoritaria di voti elettorali.
Ovviamente,
si tratta di ipotesi del tutto teoriche o con scarsissime probabilità
di verificarsi, ma non impossibili. La conformazione del sistema
politico, infatti, è solo in parte determinata dalla legge
elettorale, ma è il prodotto anche di una altra serie di fattori
ambientali come la tradizione storica locale, gli apolitici che
votano per simpatia, i clienti-elettori che votano in cambio di
qualcosa di utile per loro, gli irriducibili che votano per ideologia
etc. L’Italia è esattamente uno dei casi in cui si manifestano
tante linee di frattura multiple e poco conciliabili. Infatti, in
nessuna elezione dal 1994 in poi si è registrata una competizione
bipartitica, sia perché si è ricorsi al sistema delle coalizioni,
sia perché le coalizioni non sono mai state solo due e nessun
contendente ha mai ottenuto il 50% dei voti popolari. Dunque,
qualsiasi sistema maggioritario, in un caso come quello italiano è
condannato a fallire, infatti nessun partito guidato da un sano di
mente può pensare di ottenere il 50% dei voti, dunque, chi pensa di
uscirne con la riedizione di un Mattarellum più o meno rivisitato,
non capisce che sta solo mettendo le premesse per un nuovo ricorso
alla Corte e per una nuova e più grave fase di delegittimazione del
Parlamento. Ci sono poi una serie di conseguenze. In primo luogo, se
è vero che è “incostituzionale la legge, per definizione, lo è
anche il Parlamento eletto con essa”. Come si può pensare che un
Parlamento frutto di una legge dichiarata incostituzionale possa
mettere mano alla riforma della Costituzione? Dunque, prima
conseguenza, sciogliamo questa pagliacciata del comitato dei saggi
che non ha più ragion d’essere! Ma, di questo dovrebbe prendere
atto anche il Presidente della Repubblica che ha fortemente voluto
l’uno e l’altro facendone lo scopo qualificante del suo mandato.
Se è coerente con se stesso e con i suoi moniti, si dimettesse lui
stesso domani mattina, in quanto eletto da un parlamento illegittimo,
risulta illegittimo lui stesso! Nel frattempo, tuttavia, occorre
procedere anche a nuove elezioni perché è evidente che un
Parlamento delegittimato non può restare in carica più del tempo
necessario ad avere una legge elettorale funzionante. Il che
significa che per ora occorre solo un intervento minimo per
rispettare le indicazioni della Corte: Dunque lasciare la legge
Calderoli come è, salvo il premio di maggioranza, e introdurre un
brevissimo articolo che preveda il voto di preferenza. Punto e basta.
Si voti in primavera e il prossimo Parlamento provvederà ad una
riforma organica, anche perché c'è poi un’altra conseguenza che
potrebbe determinarsi in base all’interpretazione degli effetti
della sentenza, questo Parlamento è stato formato attribuendo un
premio di circa 200 seggi alla Camera alla coalizione vincente.
Saranno a breve costretti a ricalcolare la divisione dei seggi
redistribuendo i 200 seggi attribuiti con premio di maggioranza, e in
questo caso, il governo Letta non avrebbe più alcuna maggioranza,
neppure alla Camera. Tutto lascia pensare che questo Parlamento non
duri più di tanto.
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