Allarme deforestazione in Amazzonia
Di Roberto Lino
Gli
imprenditori senza scrupoli.... una piaga che affonda le sue radici
nel tempo! Negli ultimi mesi, i dati satellitari confermano che è in
atto una feroce deforestazione dell'Amazzonia, la
zona interessata da disboscamenti ha dimensioni pari a 5.843
chilometri quadrati. Una vasta area che inevitabilmente finirà per
condizionare il clima mondiale rendendolo sempre più sfavorevole. Il
governo brasiliano è completamente asservito alle lobby nazionali ed
internazionali che speculano sul legname e che stanno pian piano
disboscando quello che viene chiamato il polmone del mondo. Gli
ambientalisti sono sul piede di guerra, i motivi dell'incremento sono
tutti di carattere economico e passano dagli interessi
dell'agricoltura, alla vendita di legname, per finire allo
sfruttamento delle superfici forestali per la costruzione di
infrastrutture.
Il dato resta preoccupante, soprattutto se inserito su scala globale: è di questi giorni infatti l'allarme lanciato dal team del professor Matthew Hansen dell'Università del Maryland, in cui attraverso nuove mappe satellitari, si è potuto misurare che il valore della deforestazione su scala planetaria. Dai dati si evince che circa 1420 mila chilometri quadri di foreste tagliate nell'anno in corso, a fronte di circa 309 chilometri quadri guadagnati in nuove forestazioni. Oltre al rischio della scomparsa dell'ecosistema naturale per numerose specie animali e vegetali, nonché ai problemi connessi con la privazione delle proprie terre alle popolazioni indigene, la perdita di superfici forestali gioca un ruolo importante sotto l'aspetto del clima. Sembra proprio che dovremmo abituarci all'idea di climi sempre più estremi ed a fenomeni atmosferici come tsunami e uragani sempre più frequenti. Dobbiamo smetterla tutti di parlare di sciagure o disgrazie difronte a terremoti, alluvioni o uragani, togliamo la testa da sotto la sabbia ed iniziamo a guardare in faccia il problema: l'idea del profitto a tutti i costi, l'imprenditoria senza etica e votata al solo guadagno, senza preoccuparsi delle conseguenze per la collettività e per la salute pubblica sta avvelenando il pianeta e sta distruggendo l'ecosistema, di questo passo che razza di pianeta lasciamo alle future generazioni?
Il dato resta preoccupante, soprattutto se inserito su scala globale: è di questi giorni infatti l'allarme lanciato dal team del professor Matthew Hansen dell'Università del Maryland, in cui attraverso nuove mappe satellitari, si è potuto misurare che il valore della deforestazione su scala planetaria. Dai dati si evince che circa 1420 mila chilometri quadri di foreste tagliate nell'anno in corso, a fronte di circa 309 chilometri quadri guadagnati in nuove forestazioni. Oltre al rischio della scomparsa dell'ecosistema naturale per numerose specie animali e vegetali, nonché ai problemi connessi con la privazione delle proprie terre alle popolazioni indigene, la perdita di superfici forestali gioca un ruolo importante sotto l'aspetto del clima. Sembra proprio che dovremmo abituarci all'idea di climi sempre più estremi ed a fenomeni atmosferici come tsunami e uragani sempre più frequenti. Dobbiamo smetterla tutti di parlare di sciagure o disgrazie difronte a terremoti, alluvioni o uragani, togliamo la testa da sotto la sabbia ed iniziamo a guardare in faccia il problema: l'idea del profitto a tutti i costi, l'imprenditoria senza etica e votata al solo guadagno, senza preoccuparsi delle conseguenze per la collettività e per la salute pubblica sta avvelenando il pianeta e sta distruggendo l'ecosistema, di questo passo che razza di pianeta lasciamo alle future generazioni?